Cicero, Marcus Tullius, M. Tullii Ciceronis Orationum, denuo ex collatione optimorum codicum quam accuratissime castigatarum, volumen primum (- tertium), M. Tullii Ciceronis Orationum, denuo ex collatione optimorum codicum quam accuratissime castigatarum, volumen primum (- tertium), Lugduni: apud Seb. Gryphium, 1555, 125x75x31 mm.
Cuoio di vitello marrone su cartone decorato in oro e a colori. Cornice costituita da due filetti. Cantonali e placca centrale (75x40 mm) provvista agli angoli da corolle stilizzate, di foggia orientaleggiante. Capitelli scomparsi. Cucitura su quattro nervi in pelle allumata fendue. Indorsatura realizzata tramite aletta cartacea in foggia di trapezio. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia bianche. Tagli dorati opachi. Stato di conservazione: pessimo. Materiale di copertura scomparso lungo il dorso. Angoli ricurvi e sbrecciati.
L'impianto ornamentale e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al terzo quarto del XVI secolo, eseguita a Ginevra dal Meister der französischen Königsbände (Maestro delle legature reali francesi) o King's binder: sembra abbia svolto la sua attività durante il regno di Enrico II (1547-1559), periodo aureo per la legatura rinascimentale francese, e che prima del 1560 si sia stabilito nella cittadina elvetica, presumibilmente per motivi religiosi. Le sue legature - una è custodita presso la Biblioteca Casanatense di Roma, e una decina sono alla Vaticana - riprendono i complessi motivi a intreccio di nastri in uso nella capitale francese, e sono noti anche suoi manufatti decorati con grottesche. Due sue legature, eseguite verso la metà del secolo XVI e caratterizzate da una larga cornice con arabeschi e un grande medaglione centrale, sono comparse in un catalogo di Martin Breslauer.
La decorazione del manufatto proposto ricorda le produzioni cinquecentesche realizzate in Lione, centro librario più importante di Francia dopo Parigi. Peculiare delle legature lionesi è l'accurata esecuzione, tanto che alcune di esse, benché prodotte generalmente a scopo commerciale, reggono con successo il confronto, per qualità della doratura e rilievo dato alla decorazione eseguita con cere colorate, con quelle prodotte nelle celebrate botteghe parigine.
Le legature rinascimentali ivi realizzate sono caratterizzate da piatti in vitello color marrone o nocciola, decorati con larghe cornici a filetti e ferri aldini pieni, a forma di ramo fiorito, posti negli angoli. Il dorso è a doppi nervi con nervi semplici in testa e al piede. Alcuni di questi elementi possono convivere con quelli della particolare legatura a intrecci colorati: esempi di questo genere sono le legature eseguite per il bibliofilo lionese Benoît Le Court (ca.1500-1565), note in una trentina di esemplari.
La decorazione a intrecci policromi (à entrelacs) si affermò a Lione verso la metà del XVI secolo, in genere su volumi di piccolo formato. Una placca delle dimensioni dell'intero piatto viene impressa mediante pressa o bilanciere, e le parti colorate sono eseguite con colori a cera.
Poco si conosce in realtà dei legatori lionesi rinascimentali, sebbene sia corrente attribuire alle botteghe locali questa tipologia di legature colorate esse ricoprono con notevole frequenza libri stampati a Lione. Sembra tuttavia più probabile che la maggior parte delle legature dette lionesi sia stata eseguita a Parigi, dove le botteghe avevano adattato questo procedimento di legatura meno costoso, ricorrendo alla decorazione con placche; conviene inoltre, essere assai prudenti nell'attribuzione delle legature lionesi, perché la decorazione e la tecnica loro proprie, con alcune differenziazioni tecniche e stilistiche locali su legature abitualmente di piccolo formato, si sono diffuse in tutta Europa.Infine, è il caso di ricordare che editori e stampatori italiani nei primi decenni Cinquecento esercitarono un forte influsso stilistico sui legatori lionesi; i Giunti, in particolare, importarono e esportarono manufatti e motivi decorativi da Lione a Firenze e viceversa.
L'aletta in foggia di trapezio ricorda l'influsso transalpino. Il pessimo stato di conservazione consente, se non altro, di osservare la cucitura su nervi in pelle allumata fendue.